Pinocchio, il celebre e centenario “burattino” di Collodi, è un pozzo di significati.
E’ come se un Pinocchio stesse dentro un altro, ed un altro dentro un altro ancora; ogni giorno ne viene fuori uno diverso, quante sono le chiavi di lettura.
Da qui uno spettacolo almeno “doppio”, uno tutto “dentro” ed uno tutto “fuori”: uno fatto di falegnami, di botteghe, di viuzze, di paese, di compagni di scuola ……, insomma, tutto cose …. ed un altro fatto di parrucche gialle, di ombre parlanti, di fuochi, di barbacce nere, di campi miracolosi, di casine di cristallo, di bocche spropositate, di pescicane ……., insomma, tutto simboli e segni. Da qui spazi scenici che si incastrano, figure che si sdoppiano ingigantendosi o riducendosi, ombre e luci che sbucano dappertutto … Ed oggetti teatrali che crescono e spariscono ………. Da qui pulcini, grilli, gatti, corvi, civette, asini, pesci …….
Alla fine Pinocchio rompe la “gabbia” degli incubi, delle paure, delle illusioni, delle speranze ……
E ricomincia cosciente le sue “avventure” , è un burattino o un bambino?
Diciamo che è un Pinocchio “diverso”.
Accettella Teatro
Regia di Alessandro Accettella con Alessandro Accettella, Viviana Mancini, Matteo Rigola e Stefania Umana
Teatro Moderno – LATINA